Bolzano. Le bollette, la spesa, un paio di scarpe da risuolare, il mutuo di un figlio disoccupato. «Se domani perdessi un dente, dal dentista non ci potrei andare», la conclusione di quel terzo dei 120 mila pensionati altoatesini che riceve meno di mille euro netti al mese.
Appena sopra, la fascia dei 1.200 euro, troppi per i sussidi e troppo pochi per vivere come ci si sarebbe aspettati. E poi c'è un 20 per cento al di sotto dei 500 euro.Le donne le più penalizzate, con i vuoti retributivi di una vita di lavoro non riconosciuto, part time, vuoti previdenziali. In questi giorni allo sportello Spi di via Roma 75 una signora ha pronunciato queste parole: «Quando so di un disabile morto prima della madre, per quella madre provo una specie di invidia».
Fotografie crude, storie d'amore e di sacrificio e di angoscia si incrociano negli uffici dei sindacati dei pensionati. Ieri, alla Casa Kolping, al loro convegno sul caro vita Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp e Asgb Pensionati hanno esposto tutte le richieste alla politica e alla società civile per un presente e un futuro meno tetri.Fasce, assegno di cura, donneMolte persone non riescono ad accedere ai sostegni economici, perché la Durp supera di pochissimo la soglia massima.
Allo Spi, Gabriella Rella di storie così ne sente tutti i giorni: «Con 1.200 euro al mese il caro vita si sente. Spese condominiali, bollette, aiuti economici ai figli pesano. C'è anche chi non può fare a meno della badante e dà fondo a tutti i risparmi: per questo le valutazioni dell'assegno di cura devono essere basate sulla certificazione medica. Non possono essere fatte d'ufficio, assegnando il primo livello a tutti indistintamente».
Le donne sono le più penalizzate, con decenni di lavoro di cura non riconosciuto e non retribuito. La cura se la trascinano fino agli sportelli del sindacato, dove si vedono soprattutto mogli, vedove, madri, figlie, nuore. Magari poi con la reversibilità si superano i 1.200 euro netti, e addio spese accessorie. Se il defunto marito era un operaio, l'assegno non supera gli 800 euro mensili.Attenzione alla disabilitàMolti pensionati convivono con familiari con disabilità ormai cinquantenni o sessantenni. «Il pensiero di tanti genitori in età avanzata è il "dopo di noi", si chiedono che ne sarà dei figli», spiega Lorella Romanin, dello Spi. «Purtroppo nonostante le richieste di tante associazioni in Alto Adige gli alloggi protetti sono in numero del tutto insufficiente.
Niente di cui vergognarsiPer contestare misure come il reddito di cittadinanza si ricorre spesso alla retorica dei «furbetti» o dei «fannulloni». Che c'entra con le pensioni? C'entra perché il discorso è sempre quello: la povertà come colpa, e come colpa individuale. «Vergognarsi di chiedere aiuto significa autoescludersi dalla società. Se sentite di poter avanzare un diritto, rivolgetevi al sindacato», l'invito espresso da Alfred Ebner, segretario dello Spi.Maria Todesco a Laives nota una situazione esasperata: «Molti avrebbero bisogno ma si vergognano di chiedere. Noi suggeriamo di farlo, in ogni caso, superando la vergogna per situazioni che non si sarebbero aspettati ma che non ledono la loro dignità».A Bolzano, in via Roma e in via Piacenza, Elida Erioldi aiuta a verificare se si siano maturati diritti previsti dalla legge italiana o provinciale. «Per esempio, se una pensionata ha un'integrazione minima, noi possiamo verificare se ne siano previste altre. Oppure, chi rientra nei parametri di reddito e ancora non ha avuto i 500 euro per pagare le bollette fa ancora in tempo a richiederli, basta rivolgersi al distretto sociale».
Diritto al redditoLa pensione è un diritto e non può dividere, aggiungono Annarita Montemaggiore (Fnp), Remigio Servadio (Uilp) e Stephan Vieider (Asgb): «A sentire i trenta-quarantenni accusare i pensionati di aver rubato loro il futuro c'è da impallidire. Abbiamo lavorato e pagato i contributi. È tempo che la politica tutta si curi della pace sociale, che abbia una visione».
Il convegno dei sindacati In proporzione, gli anziani con pensioni basse spendono in alimenti più di una famiglia media. Durante il convegno, quindi, Ebner ha ripetuto la richiesta di un paniere di prodotti adatti agli anziani, aggiungendo che «per salvaguardare il potere d'acquisto servono la perequazione delle pensioni e l'allargamento della fascia dei percettori della quattordicesima mensilità».
Un'altra richiesta dei sindacati riguarda la riforma del fisco e la lotta all'evasione per recuperare le risorse da reinvestire nel sociale e per gli investimenti. «Solo con una riduzione delle tasse sulle pensioni alla media europea del 9,7 si potrà veramente recuperare potere d'acquisto in maniera strutturale». Il presidente del Centro Casa Maurizio Surian ha affrontato il problema del costo degli alloggi, ribadendo come in Alto Adige attualmente siano circa 100 mila le persone sopra i 65 anni d'età. Nel 2030 gli over 65 saranno 140 mila: «Soluzioni come il "cohousing" permettono di continuare a vivere in un ambiente domestico».Così nelle conclusioni il segretario nazionale Fnp Cisl Emilio Didonè: «Fondamentale la separazione tra previdenza e assistenza, anche se la commissione ministeriale ha chiuso i lavori sostenendo l'inutilità e l'impossibilità di separare le due casse. In realtà è una questione di scelta politica».Presenti anche il direttore Inps per il Trentino Alto Adige Antonio Maria Di Marco Pizzongolo, la direttrice della Ripartizione politiche sociali Michaela Trentini e la direttrice del Ctcu Gunde Bauhofer.
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